Gian Carlo Riccardi (Frosinone 1933 – Frosinone 2015) è stato un pittore, regista teatrale, scultore e scrittore italiano. Definito “artista multimediale” dal critico d’arte Enrico Crispolti, ha lavorato in diversi campi dell’arte dimostrando una notevole versatilità nei ruoli da egli ricoperti, quali pittore, scenografo, regista, attore, performer e scrittore. La sua opera ha spaziato tra molteplici discipline senza aderire a una corrente o movimento specifico.
Gli Inizi della Sperimentazione Artistica
La sperimentazione artistica di Riccardi iniziò precocemente, dimostrando abilità artistiche notevoli fin da bambino. Era solito riprodurre immagini da riviste satiriche e giornali come La Domenica del Corriere e Passa il giro, nonché strisce e caricature politiche.
Formazione e Primi Successi
Dopo aver ottenuto la maturità classica, nel 1961 Riccardi si diplomò con lode in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma in via Ripetta e successivamente in Regia Teatrale e Cinematografica presso il Centro Sperimentale di Roma. Nello stesso anno, fondò il Teatro Club nel centro storico di Frosinone, un piccolo teatro dove mise in scena numerosi spettacoli teatrali d’avanguardia, presentati in diverse città italiane e all’estero. L’anno successivo, sposò Regina Balducci, con la quale ebbe tre figli: Lucilla, Francesco e Simone.
Collaborazioni e il Teatro La Fede
Riccardi fece parte dell’Avanguardia Teatrale Romana, collaborando con Carmelo Bene, Memè Perlini, Mario Ricci, Pino Pascali, Nino De Tollis e Filippo Torriero. Nel 1967, dalla collaborazione con Giancarlo Nanni, Manuela Kustermann, Giuliano Vasilicò, Pippo Di Marca e Valentino Orfeo, nacque il Teatro La Fede sulla Via Portuense di Roma, sede del Gruppo Space Re(v)action.
Il Teatro dell’Immagine
Il teatro di Riccardi si caratterizzava per l’uso di materiali poveri, ridotto all’essenziale e basato su una gestualità cadenzata e lenta, in grado di rivelare la mediocrità, la ripetizione e la monotonia del quotidiano. Attraverso simboli e immagini, Riccardi cercava di ricostruire un mondo utopico. Il suo “Teatro dell’immagine” si contrapponeva al tradizionale “Teatro della parola”, basandosi su un rituale di gesti con cui gli attori coinvolgevano il pubblico, sottolineando la trasformazione, la disumanizzazione e l’ipocrisia dell’individuo.
Interazioni con Artisti e Scrittori
Tra gli anni ’70 e ’80, Riccardi frequentò artisti e scrittori come Achille Bonito Oliva, Alberto Moravia, Cesare Zavattini e Libero De Libero. I temi principali delle sue opere pittoriche e grafiche riguardavano l’infanzia, la memoria, il grottesco, l’ironia e il doppio. Tra gli anni ’60 e ’70, le sue opere erano dominate da Amanti, Fratini (disegni umoristici di frati, angeli e diavoletti) e Clown (figure grottesche e inquietanti).
Nel 1972, Riccardi realizzò la sua prima installazione in occasione dell’Expo CT 72 a Milano, utilizzando spesso materiali poveri come carta, plexiglass, legno e ferro. Negli anni ’80, creò le cosiddette “Stanze”, installazioni che evocavano la memoria, il passato e l’infanzia personale e collettiva, realizzate con pareti colorate secondo motivi astratti, frammenti di legno e oggetti di uso comune, creando un dialogo partecipativo con l’osservatore.
Negli anni ’80 e ’90, la pittura di Riccardi si caratterizzò per un forte astrattismo, realizzato attraverso il recupero e l’assemblaggio di materiali diversi. Le opere pittoriche erano realizzate mediante la tecnica del ready-made e del collage. I suoi lavori furono esposti in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, in luoghi come il Palazzo delle Esposizioni di Roma (1968), la Galleria Cecchini di Perugia (1977), la Rassegna ArtExpo di Ginevra (1984), la British Art Fair a Londra (1985), l’Associazione Culturale dei Magazzini Generali di Roma (1987), il Centre International D’art Contemporain al Salons des Nations di Parigi (1988), la Kodama Gallery di Osaka (1993) e la Fundació Antoni Tàpies di Barcellona (1999).
Negli ultimi lavori degli anni 2000, Riccardi sembra recuperare il tempo dell’infanzia, da cui deriva la necessità di utilizzare un vocabolario artistico elementare, nel quale le immagini sono scandite con precisione. Questo approccio ha prodotto opere originali, in cui emerge, attraverso i disegni, un ritorno alla fanciullezza e all’innocenza.
Gian Carlo Riccardi, autore di testi poetici e in prosa, morì a 81 anni nella sua città natale. Critici e scrittori come Angelo Maria Ripellino, Elio Pagliarani, Filiberto Menna, Vito Riviello, Mario Lunetta e André Pieyre de Mandiargues hanno scritto sulla sua opera.